Il Salento nell’entroterra

La Grecìa Salentina, la Puglia Messapica e il Salento delle antiche Vie dei pellegrini

440 km 2000 m disl+

 

Il Salento non è solo mare. L’entroterra salentino è una scoperta costante. Il Salento é un viaggio lungo tre millenni fatti di storia, cultura e  archeologia. É un mondo misterioso come testimoniano i numerosissimi Dolmen e Menhir disseminati ovunque ed è cultura arcaica nei resti della Puglia Messapica.

Il Salento è  scoperta  delle influenze greche che si sono radicate nei secoli diventando cultura e lingua nella Grecìa Salentina. È terra di passaggio sulle innumerevoli Vie tracciate nei secoli dai Pellegrini diretti in Terra Santa. Il Salento è un viaggio tra chiese barocche e imponenti palazzi baronali che si trovano ovunque anche nei borghi più piccoli.

La scoperta casuale di antichissimi tratturi con impressi i segni plurisecolari dei passaggi dei carri, di imponenti masserie, delle primitive chiese rupestri e frantoi ipogei non hanno mai fatto rimpiangere le famosissime coste salentine che avevo già visitato nel mio precedente viaggio in Puglia.

Accompagnato anche in questo viaggio dall’amico Beppe e dalla fidatissima Arancione in assetto bikepacking, siamo partiti da Brindisi in direzione Leuca per un viaggio diviso in sei tappe, per un totale di 440 km e poco più di 2000 m di dislivello.

Un primo tratto per goderci la Valle d’Itria e poi diretti nel cuore del Salento percorrendo la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese. La Via Leucadense ci ha condotti a sud fino a Leuca “De finibus Terrae”. Il rientro lo abbiamo pedalato lungo l’antica Via Traiana Calabra che ci ha portati tra le mura dell’antica città di Otranto e poi Lecce con i suoi palazzi barocchi e le numerose testimonianze romane. La fine del viaggio di nuovo a Brindisi sotto le colonne romane del porto che la storia popolare identifica con la fine della Via Appia. Una rotta non proprio tipica nel panorama del cicloturismo in Italia, perché in Puglia spesso si preferisce percorrere solo la costa.

Il viaggio lo abbiamo fatto a novembre, purtroppo il clima non ci è stato amico: 4 giorni di pioggia su 6. Ma vi assicuro è uno dei ricordi più belli tra i miei viaggi.

Il percorso

Giorno 1 Brindisi – Locorotondo
75 km 850 m disl+

Vento fortissimo di primo mattino, ma per fortuna le nubi cariche di pioggia della sera precedente si sono dissipate. Ultimo controllo del bikepacking, accendiamo il gps e lasciamo Brindisi per affrontare l’unica tappa con un dislivello “serio”. Le stradine di campagna ci accompagnano fino a Ostuni, la Città Bianca e la salita alla città vecchia vale tutta la fatica. La Val d’Itria ci regala un ottimo benvenuto e i primi assaggi degli sterrati dell’Acquedotto Pugliese. Superata Cisternino arriviamo a Locorotondo alle prime luci della sera, con le prime gocce di pioggia.

 

Giorno 2 Locorotondo – Manduria
66 km 270 m disl+

Consapevoli sarà una giornata bagnata io e Beppe ci mettiamo in viaggio incontrando subito la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese appena lasciata Locorotondo. Lungo lo sterrato dell’AQP una gradita sorpresa: Antonio ci attende con un gruppetto di amici per accompagnarci lungo la ciclabile fino a Villa Castelli dove termina il tratto ciclabile dell’Acquedotto Pugliese.  Aperitivo in paese e salutata tutta la ciurma ci rimettiamo in moto verso Grottaglie, cittadina famosa per l’arte della ceramica. Siamo ormai immersi nelle campagne e senza mai incontrare nessuno, bagnati fradici e sporchi di fango raggiungiamo San Marzano dove per qualche tempo ci rifugiamo dalla pioggia incessante dentro un bar.  Sempre seguendo la traccia della Ciclovia raggiungiamo Manduria, la città dei Messapi e del Primitivo,  dove nel B&B cerchiamo alla meglio di asciugare tutto per la ripartenza del giorno dopo.

 

Giorno 3 Manduria – Corigliano d’Otranto
79 km 450 m disl+

Lasciamo Manduria abbastanza presto seguendo la pista del consorzio di bonifica dell’Arneo accompagnati dai vigneti di Primitivo. Purtroppo la pioggia del giorno prima ha letteralmente inondato la campagna, ma con qualche deviazione riusciamo a riprendere la nostra traccia originale. Oggi non piove ma le profondissime pozzanghere rimaste ovunque ci riportano in fretta allo stato bagnato del giorno precedente. Pedaliamo immersi nella parte più selvaggia dell’Arneo e costeggiata la città di Avetrana ci dirigiamo verso l’Autodromo di Nardò nella speranza vana di poterlo visitare.  Decidiamo allora di deviare dalla Ciclovia per una breve incursione sul mare di Porto Cesareo.

Subito dopo raggiungiamo Nardò e il suo centro storico barocco davvero stupefacente. Superata poi Galatina l’arrivo a Corigliano d’Otranto ci riserva un’altra piacevole sospresa. Siamo nella Grecìa Salentina e qui tutto è permeato di cultura greca. Anche il dialetto locale, il griko è di stampo ellenofono e le insegne dei molti negozi sono scritte in Italiano e griko.

Il centro storico di Corigliano è bellissimo, Castello de Monti (anno 1465) impera con i suoi imponenti torrioni nel centro storico. Nelle viuzze di stampo barocco visitiamo l’Arco Lucchetti (anno 1497) le cui incisioni raccontano di un’antica storia d’amore. La sera ci raggiunge il mitico Silvio conosciuto nello scorso viaggio in Puglia e con lui visitiamo i borghi della Grecìa e in particolare Melpignano, la città della Taranta. Questo Salento non finisce di stupirci.

 

Giorno 4 Corigliano d’Otranto – Tricase
80 km 300 m disl+

Già di primo mattino sentiamo la stanchezza di aver pedalato due giorni sotto la pioggia. Ma oggi pedaliamo il Salento in compagnia di Silvio. Lasciata Corigliano lo raggiungiamo a Maglie. Da questo momento abbandoniamo la nostra traccia e seguiamo Silvio che conosce alla perfezione ogni sentiero del Salento.  Nelle vicinanze di Supersano sosta all’antica Masseria Stanzie dove percorriamo un tratto di tratturo romano con i solchi dei carri ben impressi nella pietra calcarea. Stiamo pedalando sull’antica Via Leucadense che da Brindisi conduceva i pellegrini a Leuca.

Ruffano pausa pasticciotto (il più tipico dei dolci salentini) e poi in un continuo di stradine raggiungiamo Barbarano del Capo dove sostiamo al Santuario di Santa Maria del Belvedere. La chiesa nasconde un ipogeo molto interessante. Nato come chiesa rupestre e trasformato poi in magazzino per le merci e rifugio per pellegrini. Impressa sul muro la famosissima lapide delle 10 P: “Parole Poco Pensate Portano Pena, Perciò Prima Pensa e Poi Parla”. Questo santuario è anche chiamato Leuca Piccola perché la sua imponenza traeva in inganno molti pellegrini che credevano di aver già raggiunto Leuca.

Cominciamo a trovare i primi Menhir del nostro viaggio (datati 3000 A.C.) e rimaniamo stupiti del fatto che Silvio li conosca tutti in questa zona. Ecco perché da allora lo abbiamo soprannominato Re dei Menhir. A Giuliano visitiamo l’antichissima Cappella di San Pietro (IX sec. D.C.) costruita dai Benedettini con pietre dell’antica città messapica di Vereto. Si racconta fu fatta costruire per ricordare il passaggio di San Pietro nel suo viaggio verso Roma.

Arrivati a Patù visitiamo la Chiesa delle Cento Pietre, in origine mausoleo funebre costruito nell’ 870 D.C. e poi divenuto, in epoca medievale, chiesa paleocristiana come testimoniano i resti di affreschi presenti al suo interno. Il nome deriva dal fatto che è stata costruita esattamente con 100 blocchi di pietra calcarea.

Silvio ci guida in maniera superba fino a Leuca, raccontandoci aneddoti di storia popolare ad ogni paesino che attraversiamo. Raggiunta De Finibus Terrae è tempo di ringraziare e salutare Silvio che rientra verso casa. Siamo nel punto più a sud del viaggio e da Leuca è tempo di risalire. Ripartiamo seguendo la Via Traiana Calabra rimanendo nell’entroterra. Gagliano del Capo e Corsano  sono i borghi che attraversiamo prima di raggiungere Tricase che eleggiamo a meta giornaliera.

 

Giorno 5 Tricase – Melendugno
76 km 320 m disl+

Niente pioggia anche oggi. Lasciamo Tricase e la prima parte la pedaliamo su un bellissimo single track a picco sull’Adriatico. La Via Traiana corre per diversi km fuori dai centri abitati e solo dopo circa 15 km attraversiamo il borgo di Marittima e in rapida successione Vignacastrisi, Vitigliano e Cocumola dove incontriamo il primo di numerosi menhir. Superato il borgo di Uggiano la Chiesa lo sterrato ci porta nei pressi della Masseria Cippano. Torre di avvistamento contro le invasioni saracene, divenne poi una Masseria. Oggi è del tutto abbandonata ma la sua imponenza l’ha trasformata in set cinematografico.

Appena prima di Otranto ecco i resti dell’Abbazia di San Nicola di Casole e la famosissima cava di bauxite con i suoi brillanti colori. Raggiunte le mura del centro storico di Otranto ci godiamo un giretto nella città vecchia e poi seguendo l’argine dell’Idro ci immergiamo in una gravina ricca di abitazioni e chiese rupestri.

I paesi di Giurdignano e Palmariggi ci catapultano in una realtà  fatta di numerosissimi Menhir, Dolmen e incisioni rupestri segni della storia millenaria del Salento. A poca distanza da Cannole attraversiamo la Masseria Torcito su un tratturo romano che porta ancora i segni dei carri e di un’antica necropoli. Appena superato Carpignano Salentino la pioggia rifà capolino e deviamo sulla strada provinciale per raggiungere Melendugno e gli amici Claudia e Sassà  per una cena in trattoria con la vera cucina salentina.

 

Giorno 6 Melendugno – Brindisi
69 km 100 m disl+

Così tanto per cambiare mattinata uggiosa. Salutiamo Claudia e Sassà dopo una fantastica colazione nel loro B&B e ripartiamo alla volta di Lecce. Dopo 10 km entriamo ad Acaya, splendido borgo medievale fortificato rimasto praticamente intatto. Stiamo pedalando ancora lungo la Via Traiana Calabra, oggi parte della Via Francigena del Sud. Tappa letteralmente pianeggiante anche se la pioggia incessante la rende fastidiosa. Fuggire dal temporale che ci insegue… questo è il filo conduttore della giornata.

Raggiungiamo Lecce “fradici” e la visita allo splendido  centro storico barocco purtroppo è molto veloce.  Qualche chilometro fuori città incontriamo la bellissima Abbazia di Santa Maria di Cerrate (XI Sec.), di origine bizantina e antico luogo di sosta dei pellegrini. Oggi è un bene del FAI. Piove a dirotto e la sorte ci regala un cielo sereno solo a pochi chilometri dalla meta finale.

Arriviamo a Brindisi nel primo pomeriggio e poniamo il segno di fine viaggio sotto le colonne romane del porto. La credenza popolare le indica come la fine della Via Appia. In realtà furono poste dagli antichi romani per celebrare la grandezza dell‘Impero nei confronti dei naviganti che attraccavano al porto.

 

 

Il rientro a casa

Il pomeriggio del nostro arrivo lo dedichiamo a rimettere le bici nelle sacche da trasporto e a sistemarci i bagagli. Cena in centro storico a Brindisi e la mattina dopo si ritorna a casa con un Freccia Bianca. Il viaggio in Salento è stato un continuo di sorprese. La mia Arancione invece ha accusato la grande quantità d’acqua e fango che si è presa: movimento centrale e serie sterzo ko!

 

Giusto per darvi un’idea della quantità di pioggia

 

 

scarica qui la traccia del viaggio

 

 

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