L’Istria, cuore Adriatico
terra di confini e crocevia di culture
km 308 – 3300 m disl+
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IN QUESTO ARTICOLO
(clicca sulla sezione)
– L’Istria storica
– Il viaggio nell’Istria Centrale
– L’Istria del Sud
– Consigli di viaggio
– La traccia scaricabile
L’ISTRIA STORICA
L’Istria è la più grande penisola dell’Adriatico settentrionale, oggi divisa tra Croazia, Slovenia e Italia. Da sempre crocevia di popoli e culture, porta impressa una forte impronta latina e italiana.
Conquistata da Roma nel II secolo a.C., entrò a far parte della X Regio Venetia et Histria, lasciandoci eredità monumentali come l’anfiteatro di Pola. Nei secoli successivi conobbe dominazioni diverse, ma fu con la Repubblica di Venezia, dal XIII al XVIII secolo, che assunse il volto che ancora oggi la contraddistingue: città affacciate sul mare, campanili slanciati, architetture gotiche e rinascimentali, e soprattutto lingua e cultura italiana.
Dopo l’età asburgica, l’Istria entrò a pieno titolo nel Regno d’Italia (1920), rafforzando legami secolari con la cultura italica. La Seconda Guerra Mondiale segnò però una frattura drammatica. L’esodo giuliano-dalmata e il passaggio alla Jugoslavia lasciarono ferite profonde, ma non spezzarono la presenza italiana seppur riducendola a esigua minoranza linguistica.
Oggi l’italianità dell’Istria vive nei centri storici di Rovigno, Parenzo, Capodistria e Pola, nelle comunità locali e nelle tradizioni che uniscono la cultura adriatica con quella veneta. Una terra di confine che, pur nelle sue complessità, conserva ancora un profondo legame con l’Italia e il Mediterraneo latino.
L’Istria è terra severa, nell’alternarsi di polvere finissima delle pietra bianca d’Istria al fango tremendo delle terre rosse cariche di ferro. È terra che a poca distanza dai luoghi del turismo internazionale regala scorci di avventure e solitudini rinfrancanti.
Fare cicloturismo in Istria è avventura anche per chi, come me, ama tenersi lontano da percorsi conosciuti per regalarsi un’esperienze di ricerca e scoperta. Ho scelto l’interno per questo mio viaggio per rincorrere e ricercare la Storia di questa terra di confine.
IL VIAGGIO NELL’ISTRIA CENTRALE
GIORNO 1
Il mio viaggio inizia con il percorso della Parenzana, di cui ho scritto in un articolo dedicato (clicca qui). Una volta rientrato mi sono accorto che l’Istria croata aveva ancora molto da raccontare e, dopo qualche giorno passato a tracciare un nuovo itinerario, eccomi di nuovo in sella. Un’esperienza che rappresenta al meglio lo spirito del cicloturismo in Istria.
Parto da Rovigno: un tratto di costa spettacolare, fatto di panorami infiniti sul mare, mi accompagna fino all’entroterra verso Bale/Valle, borgo antichissimo che conserva la struttura urbanistica voluta dalla Repubblica Serenissima di Venezia. Qui i vicoli lastricati, le case colorate e l’immancabile campanile certificano l’appartenenza secolare alla Repubblica di San Marco.
Le sterrate croate non sono mai banali. Un continuo alternarsi di pietraie bianche e terra rossa, spesso resa fangosa dalla pioggia e che mette a dura prova catena e cambio. La giornata scorre in un silenzio quasi irreale, interrotto solo dal volo di farfalle e dal profumo di mentuccia ed elicriso. Intorno a me la macchia mediterranea, amplifica quella sensazione di solitudine e silenzi di cui sentivo un profondo bisogno.
La bici punta verso Nord verso il cuore geografico dell’Istria. Qui scopro borghi straordinari come Svetvinčenat/Sanvincenti dove la piazza centrale è un esempio perfetto di architettura rinascimentale. Il castello, la loggia in stile veneziano, la torre dell’orologio e la chiesa si armonizzano in uno scenario unico voluto dalla Serenissima Repubblica.
La mia tappa termina a Gračišče/Gallignana, borgo medievale ancora intatto. In una piccola konoba ceno all’aperto, immerso in un silenzio che rilassa la mente. Intorno a me un palazzo veneziano del XVI secolo, una chiesa di 800 anni e un gatto affamato attratto dal mio pasto: un contesto straordinario che mi fa desiderare di non ripartire più. Un finale perfetto per una giornata di cicloturismo in Istria.
GIORNO 2
Il cuore dell’Istria è ancora terra carsica e l’arrivo a Pisino me ne dà spettacolare conferma. Il borgo nasce sull’orlo di un enorme abisso dove il fiume Pazinčica si inabissa in una splendida grotta carsica, per continuare il suo corso nel sottosuolo istriano. Un’esperienza che rende unico il cicloturismo in Istria.
Ora la mia bussola dirige a sud, seguendo la Limska Draga, l’antico corso del fiume Pazinčica. Oggi è una valle carsica, lunga circa 35 km, che dà vita al Limski Kanal (Canale di Leme) a nord di Rovigno. La percorro sull’orlo sommitale, immerso nei boschi di leccio profumati di funghi, lungo una sterrata non semplice, scavata dal furore delle piogge dei giorni precedenti.
Nei pressi di Sveti Petar u Šumi/San Pietro in Valle la curiosità di scoprire il fondo di questa enorme erosione carsica è tanta. Appena trovo una sterrata decente in discesa, mi tuffo nel fondo della valle. Qui, accompagnato da un’umidità che quasi toglie il fiato, percorro gli ultimi chilometri tra pareti a strapiombo ricoperte da faggete e roveri, fino all’incrocio con la strada principale che mi riporta in quota a Kanfanar/Canfanaro.
Mentre risalgo, la visita alle rovine di Dvigrad/Duecastelli, esempio di città altomedievale tra le più imponenti dell’Istria, è un salto indietro nel tempo di 1500 anni, immerso nella macchia mediterranea.
Infine, l’arrivo a Kanfanar regala una sorpresa: l’antica ferrovia Kanfanar–Rovigno di epoca asburgica (oggi percorso cicloturistico Strika Ferata) mi catapulta verso Rovigno lungo una bellissima sterrata immersa nella macchia mediterranea, seguendo il vecchio sedime ferroviario e rendendo ancora più speciale questa esperienza di cicloturismo in Istria.
L’ISTRIA DEL SUD
GIORNO 3
La bici è già coperta di polvere e fango dopo i primi due giorni, ma la voglia di arrivare fino alla punta meridionale dell’Istria è ancora tanta. Gli sterrati croati, severi e mai banali, sembrano riflettere il carattere delle genti che li abitano: duri, difficili, ma capaci di regalare sorprese inaspettate.
Lascio ancora Rovigno alle spalle e l’entroterra continua a raccontarmi storie antiche. Le chiese che incontro lungo la strada affondano le radici nei primi secoli del Cristianesimo e custodiscono ancora tesori quattrocenteschi, nati da un intreccio di fede e tradizioni locali.
Nella campagna di Vodnjan/Dignano, borgo dall’anima veneziana, mi imbatto nei ruderi della chiesa di Sv. Mihael, che riportano indietro di quasi mille anni. Poi pedalando verso Pola, emergono all’improvviso le fortificazioni asburgiche: nel XIX secolo le alture furono fortificate per proteggere il porto della cità, allora strategico per l’Impero.
Molte strutture oggi sono abbandonate, accessibili senza particolari restrizioni. Io però commetto l’errore di entrare in quello che è ancora oggi un deposito militare. Non parlo croato, ma ho capito subito il poco cordiale “invito” di un soldato a tornarmene sui miei passi.
Infine l’ingresso a Pola, sudato e impolverato come non mai, ma desideroso di lasciarmi travolgere dalle vestigia romane di questa città. Pedalo sotto l’Arena, voluta da Augusto nel I secolo a.C. e completata sotto l’imperatore Vespasiano (lo stesso che ha voluto il Colosseo a Roma), l’Arco dei Sergi fino al teatro romano.
Ma la meta di giornata è il Kamenjak/Capo Promontore. Dopo Premantura, raggiungo la fine della penisola istriana: scogliere a picco sull’Adriatico e natura selvaggia confermano la sua bellezza. Peccato, però, per il traffico di auto che ne rovina l’atmosfera. Resta comunque una tappa indimenticabile di cicloturismo in Istria.
GIORNO 4
La bici arriva provata dal Kamenjak: cambio piegato, freno posteriore che fa le bizze dopo una caduta sulle pietre. Passo la serata a smadonnarci attorno, ma trovo una quadra accettabile per affrontare la giornata più dura del viaggio. Parto quasi all’alba ed è subito mare: 10 km di costa su sterrate spettacolari che regalano panorami incredibili.
Il ritorno nell’interno diventa una salita tribolata, lungo un sentiero pietroso reso viscido dall’umidità del sottobosco. Il fango ricopre tutto, ma alla fine riguadagno quota e il mare resta lontano sotto di me. In questo tratto inseguo una linea di sentiero stentata che solo il GPS rende chiara.
Attraverso piccoli borghi e ne approfitto per fermarmi nei market: colazione veloce, pranzo frugale e acqua fresca, oggi più che mai necessaria con il caldo tornato a bruciare in questo ultimo scampolo d’estate. Un sito archeologico romano diventa il pretesto perfetto per riposarmi. La bici, per fortuna, gira come un orologio.
Poi decido di complicarmi la vita con una discesa al 30% per raggiungere la baia di Blaz. Le acque turchesi che si incuneano nei boschi di leccio ricordano un fiordo norvegese. Tuttavia, la risalita si trasforma in una faticaccia che mi spezza le gambe e accende la riserva delle forze.
A Barban scopro una cappella affrescata del IX secolo, ma solo dopo mi rendo conto di aver dimenticato la sacca idrica al bar. Torno indietro: quasi 20 km in più su un percorso già durissimo.
Infine rientro a Svetvinčenat/Sanvincenti in piena sagra di paese. Sporco e distrutto, accolgo con gratitudine la birra e i cevapcici offerti forse per pietà. Chiudo così quattro giorni di cicloturismo in Istria, esausto, ma felice come un bambino col regalo tanto atteso.
CONSIGLI DI VIAGGIO
- Patiamo immediatamente dal precisare che il percorso che ho condiviso è per circa il 70% sterrato e le sterrate croate non sono sempre curate come le vicine slovene (ed è bellissimo). Alcuni tratti a spinta, molto fango “stanziale”, sentieri poco tracciati e dislivelli importanti rendono questo tour adatto solo a ciclisti ben praparati, dotati di ottime capacità di guida e amanti degli sterrati selvaggi.
- Il percorso spesso corre fuori dei centri abitati e le scorte idriche vanno calcolate con attenzione non solo nei periodi maggiormente caldi. Di buono che anche nei piccoli paesi sono presenti market con orari di apertura continuata che rappresentano un buon punto sosta.
- Consiglio l’uso di una monstercross o mtb per questo tour. Agli amanti del gravel consiglio gommatura mai inferiore al 700×45 o omologo in 27,5. Comunque sia viaggiate leggeri il più possibile per non patire le difficoltà del fondo non sempre facilmente pedalabile.
- É un itinerario davvero carico di storia e bellezze da godersi in tutta calma. Fermatevi e godetevele tutte senza pensare all’obbligo di chiuderlo il prima possibile. Tante, tantissime occasioni per un bagno rilassante non solo sulla costa! portatevi il costume.
- Il periodo migliore per questa esperienza è sicuramente il mese di settembre perché, oltre a un clima meno caldo dell’estate, godrete anche delle tantissime sagre di paese che renderanno unica questa esperienza ed inizierete a godere dei meravigliosi colori e luci che questo periodo dell’anno concede.